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Il
benessere psicologico attraverso il teatro Psicoteatria si pone l'obiettivo di migliorare il benessere psicologico, di incrementare le capacità di espressione personale e la conoscenza di sè stessi. Come fa Psicoteatria a raggiungere questi obiettivi? Attraverso i suoi Laboratori di Espressione Teatrale. Sono laboratori pensati per favorire la sperimentazione di modi di essere nuovi e una maggiore consapevolezza di sé: ogni partecipante - con il suo ritmo e il suo personale stile - fa un lavoro psicologico su se stesso con la guida e il sostegno dello psicologo. Nel gruppo si può cioè accrescere la conoscenza di sé, dei propri talenti, delle proprie emozioni, delle proprie caratteristiche grazie all’aiuto dello psicologo e all’utilizzo di tecniche, strumenti e situazioni teatrali.
Questi alcuni degli ingredienti:
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![]() La possibilità di entrare nei panni del personaggio, o meglio di “essere” il personaggio risiede nella comunanza di ingredienti che fanno da ponte dall’io dell’attore a quello della persona che l’attore sarà in scena. Si apre qui un altro varco fertile verso il mondo psichico. Individuare e sperimentare l’esistenza di ponti percorribili tra noi e un altro (il personaggio), vissuto inizialmente come lontano, incomprensibile o addirittura incompatibile rispetto a ciò che noi pensiamo di essere e di sentire, ha un effetto potenzialmente deflagrante sulle nostre convinzioni riguardo a ciò che possiamo o meno essere. Non solo oggi, ma anche domani. È un’esperienza, quella di scoprire in sé parti non riconosciute e nemmeno pensabili, che destabilizza rispetto alle proprie certezze sul “non essere” (io non sono maliziosa, io non sono dolce, io non sono romantico) e apre così a nuove visioni, anche future. <continua> |
![]() Il
“metodo per
attuare i sentimenti” di Stanislavskij è la
sorprendente sintesi di un essere
umano capace di armonizzare, con le sue visioni, le
sue parole, la sua arte e
la sua umanità, due opposti apparentemente
inconciliabili: metodo e mondo
interiore, con ciò che esso esprime. Il primo strutturato e
regolato, il
secondo impossibile da racchiudere, magmatico e fluido. Per
questo
Stanislavskij è vicino al mondo della psicologia e
della psicoterapia,
universi che si situano irrimediabilmente tra esigenze di
flessibilità e di
rigore, tra scienza e arte, tra strumenti e
intuizioni, tra cervello e
cuore, nell’intenzione di superare
l’opposizione e giungere
all’armonia. I presupposti che fondano il Metodo, connotandolo come psicologico, fanno sì che esso possa porre i propri strumenti al servizio dei metodi psicoterapeutici di gruppo che eleggono la drammatizzazione a veicolo terapeutico principe. La valenza psicologica del Metodo ed i punti di contatto tracciati rispetto alla psicoterapia aprono ad un potenziale utilizzo del Metodo nell’ambito del processo terapeutico. Uno strumento di riscaldamento. Una tecnica per incrementare la capacità di esprimere sentimenti. Un supporto ad incremento delle risorse espressive e dell’adesione al ruolo. <continua> |
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![]() di Daniela Tedeschi Negli ultimi anni lo scenario artistico e teatrale ha riscoperto e valorizzato finalità non soltanto culturali ma anche terapeutiche e riabilitative. Lo conferma la fiorente apertura di spazi e scuole di arteterapia, volte ad allargare il raggio di utenza nel settore sociale. Non più, dunque, un’arte solo per coloro che possono permettersi di stare comodamente in “poltrona” a goderne, ma un’arte che scende in campo in luoghi come scuole, carceri, comunità terapeutiche, rivoluzionando, così lo spazio artistico convenzionale. All’interno di tale prospettiva, anche il teatro si rivolge non solo a scopi ludici e strettamente artistici ma anche a finalità terapeutiche e riabilitative. Tra le varie scuole di questo indirizzo la Drammaterapia di Robert Landy e la Teatroterapia di Walter Orioli, della Scuola di Teatroterapia di Monza, occupano un posto molto importante. I presupposti teorici da cui partono entrambe le scuole sono pressoché simili, dato che abbracciano un vasto spettro teorico che va dal teatro classico a quello di ricerca detto “povero” e dalle teorie psicologiche psicodinamiche a quelle socio-cognitive. Si evince, dunque, da tale similarità teorica tra due approcci che sono pur sempre differenti, la facilità con cui il teatro, nel suo significato più ampio, si presta a diverse interpretazioni, forse proprio per la capacità di creare uno spazio “extraquotidiano” all’interno del quale può accadere “tutto”, può presentarsi la Vita nella sua complessità e nella sua ricchezza di gesti e sentimenti. <continua> ![]() Due interviste, ad un regista e ad un'attrice, entrambi con un’esperienza di teatro di circa vent’anni, che applicano la psicotecnica nel loro lavoro: gli è stato chiesto di raccontare il Metodo attraverso la propria esperienza …e di raccontarsi attraverso il Metodo. La loro testimonianza fornisce un segno netto e marcato di quanto la psicotecnica entri nell’anima di chi la applica, di come essa fonda in sé interiorità e professionalità e di come si nutra principalmente del mondo psichico al quale, a sua volta, restituisce nuove ricchezze. <continua> |
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