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Il benessere psicologico attraverso il teatro



Psicoteatria si pone l'obiettivo di migliorare il benessere psicologico, di incrementare le capacità di espressione personale e la conoscenza di sè stessi.

Come fa Psicoteatria a raggiungere questi obiettivi? Attraverso i suoi Laboratori di Espressione Teatrale. Sono laboratori pensati per favorire la sperimentazione di modi di essere nuovi e una maggiore consapevolezza di sé: ogni partecipante  - con il suo ritmo e il suo personale stile - fa un lavoro psicologico su se stesso con la guida e il sostegno dello psicologo. Nel gruppo si può cioè accrescere la conoscenza di sé, dei propri talenti, delle proprie emozioni, delle proprie caratteristiche grazie all’aiuto dello psicologo e all’utilizzo di tecniche, strumenti e situazioni teatrali.

logoÈ un modo attivo, spesso divertente, sempre intenso di fare psicologia: nei laboratori di espressione teatrale si fa, si agisce. Non solo parole, non solo raccontarsi e dire, ma anche fare, sperimentare, mettere in atto.

Questi alcuni degli ingredienti:

                • Tecniche di improvvisazione
                • Lavoro sul personaggio
                • Lavoro sulla voce e sul corpo
                • Lavoro sulla propria espressività
                • Messa in scena
                • Testi teatrali
                • Personaggi (tratti dal teatro o nati nel gruppo)
I laboratori di espressione teatrale sono dapprima nati in ambiti puramente psicologici, nei dipartimenti di salute mentale del servizio sanitario nazionale e in carcere, e sono stati dedicati a persone con gravi disturbi psichici, spesso di tipo psichiatrico. Più recentemente il Laboratorio di Espressione Teatrale ha spostato il suo ambito di intervento verso il “quotidiano” malessere psicologico che affligge molte persone normali che lavorano, studiano, vivono in famiglia, hanno un partner, si occupano di una casa.  <continua>
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personaggio mescheraEssere il personaggio



La possibilità di entrare nei panni del personaggio, o meglio di “essere” il personaggio risiede nella comunanza di ingredienti che fanno da ponte dall’io dell’attore a quello della persona che l’attore sarà in scena. Si apre qui un altro varco fertile verso il mondo psichico. Individuare e sperimen­tare l’esistenza di ponti percorribili tra noi e un altro (il personaggio), vis­suto inizialmente come lontano, incomprensibile o addirittura incompatibile rispetto a ciò che noi pensiamo di essere e di sentire, ha un effetto poten­zialmente deflagrante sulle nostre convinzioni riguardo a ciò che possiamo o meno essere. Non solo oggi, ma anche domani.

È un’esperienza, quella di scoprire in sé parti non riconosciute e nemmeno pensabili, che destabi­lizza rispetto alle proprie certezze sul “non essere” (io non sono maliziosa, io non sono dolce, io non sono romantico) e apre così a nuove visioni, anche future.
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stanislavkijLa psicotecnica di Stanislavskij 

Il “metodo per attuare i sentimenti” di Stanislavskij è la sorprendente sintesi di un essere umano capace di armoniz­zare, con le sue vi­sioni, le sue parole, la sua arte e la sua umanità, due opposti apparente­mente inconciliabili: metodo e mondo interiore, con ciò che esso esprime. Il primo strutturato e regolato, il secondo impossibile da rac­chiudere, magmatico e fluido. Per questo Stanislavskij è vicino al mondo della psi­cologia e della psicoterapia, universi che si si­tuano irrimediabilmente tra esigenze di flessi­bilit­à e di ri­gore, tra scienza e arte, tra stru­menti e intui­zioni, tra cervello e cuore, nell’intenzione di supe­rare l’opposizione e giun­gere all’armo­nia.

I presupposti che fondano il Metodo, connotandolo come psi­cologico, fanno sì che esso possa porre i propri strumenti al servizio dei metodi psicotera­peutici di gruppo che eleggono la drammatizza­zione a veicolo terapeutico principe. La valenza psicologica del Metodo ed i punti di contatto tracciati rispetto alla psicoterapia aprono ad un potenziale uti­lizzo del Me­todo nell’ambito del processo terapeutico. Uno strumento di ri­scalda­mento. Una tecnica per in­crementare la capacità di esprimere senti­menti. Un supporto ad incremento delle risorse espressive e dell’adesione al ruolo<continua>

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depressione van goghValenza psicologica del Metodo Stanislavskij 

Il Metodo Stanislavskij individua un per­corso verso l’espressione scenica che è nell’essenza psicologico: vediamo perché.

Poiché l’espressione ha la sua fonte nell’inconscio; poiché i veicoli attra­verso cui si giunge alla creazione sono principalmente psicologici (come definire altrimenti la memoria emotiva?); poiché la guida del processo è affidata ai “motori della vita psichica”, soli in grado di governare il passag­gio alla creatività; poiché consente la nascita di una nuova entità psichica: la persona-personaggio; poiché realizza l’espansione dell’io verso una forma più compiuta a livello espressivo, ovvero l’io-creativo.

E ancora: il suo pubblico è psicologicamente coinvolto, perché sente, vive dentro di sé le emozioni, le motivazioni, i bisogni che l’attore trasmette attraverso il personaggio. L’ambiente, la scena, per Stanislavskij pos­siede una valenza psicologica, non è semplicemente fine al bello, bensì alla rievocazione. E' un elemento psicologicamente attivo, che nutre le sensazioni dell’attore. E inoltre: il testo per Stanislavskij è soltanto un pretesto per la creazione di un copione del tutto personale, che prende forma sulla base del mondo interiore, realizzandosi attraverso la tessitura del sottotesto, atto psicolo­gico attraverso il quale la persona-attrice riempie e colora, con le proprie risonanze intime, gli spazi tra le righe del testo. <continua>
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specchioDrammaterapia e teatroterapia a confronto

di Daniela Tedeschi


Negli ultimi anni lo scenario artistico e teatrale ha riscoperto e valorizzato finalità non soltanto culturali ma anche terapeutiche e riabilitative. Lo conferma la fiorente apertura di spazi e scuole di arteterapia, volte ad allargare il raggio di utenza nel settore sociale. Non più, dunque, un’arte solo per coloro che possono permettersi di stare comodamente in “poltrona” a goderne, ma un’arte che scende in campo in luoghi come scuole, carceri, comunità terapeutiche, rivoluzionando, così lo spazio artistico convenzionale.

All’interno di tale prospettiva, anche il teatro si rivolge non solo a scopi ludici e strettamente artistici ma anche a finalità terapeutiche e riabilitative. Tra le varie scuole di questo indirizzo la Drammaterapia di Robert Landy e la Teatroterapia di Walter Orioli, della Scuola di Teatroterapia di Monza, occupano un posto molto importante.

I presupposti teorici da cui partono entrambe le scuole sono pressoché simili, dato che abbracciano un vasto spettro teorico che va dal teatro classico a quello di ricerca detto “povero” e dalle teorie psicologiche psicodinamiche a quelle socio-cognitive. Si evince, dunque, da tale similarità teorica tra due approcci che sono pur sempre differenti, la facilità con cui il teatro, nel suo significato più ampio, si presta a diverse interpretazioni, forse proprio per la capacità di creare uno spazio “extraquotidiano” all’interno del quale può accadere “tutto”, può presentarsi la Vita nella sua complessità e nella sua ricchezza di gesti e sentimenti.
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donnaregistaRaccontarsi attraverso la psicotecnica

Due interviste, ad un regista e ad un'attrice, entrambi con un’esperienza di teatro di circa vent’anni, che appli­cano la psicotecnica nel loro lavoro: gli è stato chiesto di raccontare il Metodo attraverso la propria espe­rienza …e di raccontarsi attraverso il Metodo.

La loro testimonianza fornisce un segno netto e marcato di quanto la psicotecnica entri nell’anima di chi la applica, di come essa fonda in sé interiorità e professionalità e di come si nutra principalmente del mondo psichico al quale, a sua volta, restituisce nuove ricchezze.
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Lo ha detto ...
Felice Perussia:
“Stanislavskij è probabilmente il primo “nuovo psicologo” appli­cativo che operi nella cultura russa. La differenza, rispetto agli psicologi ufficialissimi cui costantemente si richiama, è di non definirsi tale, ritenendo di occuparsi di techne (di ars) e non di scientia”. ...
“La psicotecnica è un percorso di esperienza e di intervento che sta a mezzo fra la psicologia e il teatro (…). Riguarda la Forma­zione Personale, ovvero la possibilità, per ogni soggetto, di esprimere le proprie potenzialità”.
Il Metodo è proprio questo: un percorso del tutto personale, supportato ma non sostituito dalla tecnica, che porta la persona a scoprirsi, conoscersi e arricchire le proprie  possibilità espressive. La psicotecnica appare così, per chi la viene a conoscere leggendone – e ancor più chiaramente per chi la vive – sia teatro sia, parimenti, psicologia, nell’accezione di “psicolo­gia come soggettività che si esprime” e non di “scienza codificata che si sforza di ridurre i sentimenti in categorie logico-razionali”.
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